Il gruppo editoriale Athesis è uno dei più importanti operanti nel Nord Italia, coprendo in parte sia il Nordest che il Nordovest. Tra le altre cose, possiede il Giornale di Vicenza, L'Arena di Verona, la casa editrice Neri Pozza, Telearena, Bresciaoggi, e organizza convegni e altri eventi. Ha di conseguenza un ruolo prominente nella formazione di quella che dai tempi dell'illuminismo è una delle basi della democrazia (assieme alla separazione dei tre poteri) , cioè l'opinione pubblica. In particolare Il Giornale di Vicenza è, nella città del Palladio, l'unico giornale locale cartaceo dedicato interamente alla città e alla provincia. C'è poi ovviamente la sezione vicentina del Corriere del Veneto e del Gazzettino e ci sono diversi giornali online, ma la vetrina più importante resta il GDV. Ebbene, ogni anno nella sezione necrologi di questo importante giornale spicca il necrologio dedicato al dittatore Benito Mussolini. Il direttore Ancetti, a suo tempo, reagì alle polemiche dicendo che "una preghiera non si nega a nessuno".
Una preghiera non si nega a nessuno, ma soprattutto 300 euro, questo in media il costo di un necrologio sui giornali, fanno sempre comodo, anche al giornale di Confindustria. Di recente, la sezione vicentina dell'Anpi ha nuovamente attaccato il GDV in occasione della morte di Domenico Obrietan, ex segretario provinciale de La Destra, condannato nel 2022 per violazione della legge Mancino del 1993 e a risarcire l'Anpi per aver manifestato al cimitero Maggiore di Vicenza il 28 aprile, dopo aver fatto pubblicare il consueto necrologio. Secondo l'Anpi, la Digos, la pm e infine anche secondo il giudice, in occasione di quella manifestazione ci fu "ostentazione di emblemi e simboli fascisti".
Ebbene, in occasione del funerale di Obrietan ci sono stati nuovamente saluti romani, simboli fascisti e il rituale neofascista del "presente!". Secondo l'Anpi l'articolo del GDV che riportava il fatto non avrebbe condannato l'apologia, limitandosi a sottolineare la commozione dei partecipanti. Inoltre è stato pubblicato il necrologio per Obrietan, da parte delle stesse sigle che pubblicano quello per Mussolini, cioè “Continuità ideale Rsi” e “Famiglie e caduti dispersi Rsi”. Nel necrologio si usava ancora una volta il rituale del "presente!". Di conseguenza non si trattava solo di un commiato da un caro defunto, che, quello sì, non si nega a nessuno, bensì una chiara ostentazione di slogan fascisti.
Del resto, l'ex assessore veneto al Lavoro e all'Istruzione Elena Donazzan, oltre ad aver partecipato a commemorazioni simili, cantò a La Zanzara 'Faccetta nera' e si difese poi sciorinando una serie di fake news storiche sulle cose buone del Ventennio, ma anche riducendo la questione a un'abitudine di famiglia, da sempre ci sono i rossi, che hanno le loro idee, e i neri, che ne hanno delle altre.
Il problema a mio avviso è proprio questo, oltre forse al fatto che non c'è nessuno che controlli il contenuto dei necrologi pubblicati sul GDV, cioè che nel corso degli anni l'opinione pubblica si è dimenticata che in Italia dichiararsi fascista è un reato sancito da due leggi e non una semplice opinione, come è invece dichiararsi comunista, aggiungendo però che antifascista non è sinonimo di comunista, giacché l'antifascismo comprende anche i liberali, i socialdemocratici, i democristiani, financo i monarchici.
Oggi invece fascismo e neofascismo sono accettati come espressione di un'opinione, di un ideale, magari estremo, ma che ha tutto il diritto di esistere, anche in un contesto democratico com'è quello italiano. E questo capita a mio avviso non solo perché l'egemonia culturale è in realtà di destra e la destra erede dell'MSI è al governo, ma soprattutto perché si è permesso, con l'amnistia di Togliatti nel secondo dopoguerra, di avere, come li definiva Almirante, i "fascisti in democrazia". L'errore di fondo è stato quindi accettare l'ex direttore della rivista 'La difesa della razza' nell'alveo politico democratico, con tanto di scena memorabile di Almirante ai funerali di Berlinguer, sdoganando di fatto ufficialmente il neofascismo.
A complicare le cose minando le basi dell'antifascismo ci hanno pensato poi gli anni di piombo, in cui avevamo i terroristi rossi e i terroristi neri. I giovani di estrema destra morti ammazzati in quegli anni sono oggi una scusa usata da molti politici per rifiutare l'antifascismo.
Rimane il fatto che il compito del giornalista, oltre a riportare i fatti per quello che sono, dovrebbe essere anche quello di formare un'opinione pubblica colta e consapevole, ricordando che l'apologia di fascismo è un reato e che "rossi e neri" non sono tutti uguali.
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