Il generale Roberto Vannacci è uscito da un anonimato durato quasi tutta la sua vita finora ed è entrato nell'agone politico, fino a raggiungere gli scranni del parlamento europeo, nel giro di poco meno di un anno grazie a uno strumento di comunicazione che nell'era di internet e in un Paese che legge pochissimo sembra anacronistico, cioè un libro-manifesto, chiamato "Il mondo al contrario" ("La mia battaglia" era un titolo già preso). Vannacci è considerato un uomo dalle idee più a destra di Salvini e Meloni, eppure, quando parla di omologazione, i più attenti si accorgono di aver già sentito questo termine.
L'intellettuale, poeta e regista Pier Paolo Pasolini, ma anche il suo quasi coetaneo Italo Calvino, parlavano negli anni '60 e '70, male, dell'omologazione. Pasolini e Calvino hanno entrambi militato nel Partito Comunista, ma Pasolini, soprattutto negli ultimi anni, era considerato un eretico, più vicino all'anarchia che al dogma comunista. Da vero intellettuale, aveva il coraggio di avere delle opinioni proprie e molto personali, per esempio era contrario all'aborto. Ciononostante, è innegabile che, oggi, il nome di Pasolini sia iconico per la sinistra.
In una famosa intervista registrata a Sabaudia Pasolini affermava che "il potere della civiltà dei consumi riesce ad ottenere quell'omologazione che il fascismo non è riuscito ad ottenere, distruggendo le varie realtà particolari, togliendo realtà ai vari modi di essere uomini che l'Italia ha prodotto in maniera storicamente molto differenziata. Il vero fascismo è proprio questo potere della società dei consumi che sta distruggendo l'Italia".
Molti anni prima Calvino, nel 'Barone rampante', scriveva:
"Bisogna lasciare che la propria singolarità emerga, anche a costo di apparire degli eccentrici.
È questa la via per sfuggire al conformismo dilagante, alla massificazione, alla accettazione di modelli di comportamento predefiniti".
E ancora Pasolini, nel 1974: "la destra economica vuole questo tipo di sviluppo; i nuovi padroni vogliono la creazione, la produzione, intensa e disperata di beni superflui. Coloro che vogliono il progresso vorrebbero invece la creazione e la produzione di beni necessari". Pasolini vedeva negativamente la scomparsa dei dialetti e della cultura contadina. Col tempo, questi temi sono entrati a far parte del grande calderone delle tradizioni locali, da sempre cavallo di battaglia della Lega. E, stando in casa Lega, Susanna Ceccardi, estimatrice di Vannacci, ha dichiarato, prima delle elezioni europee del 2024:
"i popoli europei vogliono ristabilire la propria sovranità e riaffermare la propria identità, contro le scelte globaliste calate dall’alto da una Commissione Europea che non è stata eletta da nessuno ma che prende decisioni che incidono fortemente sulle nostre vite e sul nostro portafogli. Scelte che mirano a fare il gioco dei grandi gruppi finanziari e multinazionali, i quali hanno tutto l’interesse a creare una società sempre più atomizzata, povera, omologata, ‘fluida’, narcisista a livelli patologici, senza radici, tradizioni e valori".
Vannacci alla presentazione del suo libro, rispondendo alle accuse di omofobia e razzismo, ha detto:
"Mi sono reso conto che le persone sono orgogliose della loro origine, quindi l’omologare tutti quanti in un’unica umanità che non rappresenta nessuno è questo il grande errore che facciamo, di un’inclusività farlocca che non serve assolutamente a nulla".
Presentando il suo partito in Europa al raduno leghista di Pontida ha invece dichiarato di voler praticare il sabotaggio
"di qualsiasi iniziativa che dovesse cercare di distruggere le nostre tradizioni, la nostra famiglia, il nostro comune sentire, le nostre radici. Siamo figli di una terra, di certi padri, di certi nonni, di certi parenti"
E ancora:
"stanno cercando di togliere tutti i simboli identitari che ci davano una speranza di riconoscerci come cittadini europei".
Ha poi parlato dell'importanza di difendere le tradizioni locali nell'agricoltura italiana. Vannacci e Salvini si inseriscono in un filone di pensiero populista che critica Bezos, Amazon e i centri commerciali e che si lega in parte al discorso di Pasolini contro la società dei consumi, ma a ben vedere, gli affondi di Salvini e Vannacci contro l'euro e la globalizzazione sono ormai ridotti ai minimi termini. Quello che fu definito governo "gialloverde" in Italia dal 2018 al 2019 sembrava incarnare un'altra lettura cromatica della politica, cioè il cosiddetto rossobrunismo, dove il rosso è il colore della sinistra, mentre il bruno era il colore delle camicie delle truppe naziste SA, e del resto il partito fondato da Adolf Hitler si chiamava "nazionalsocialista".
Tradotto in parole povere il politico rossobruno sarebbe quello che si occupa del proletariato e delle classi subalterne, ma lo fa da una prospettiva patriottica e nazionalista, mettendo cioè davanti a tutto gli interessi della propria nazione (tipico atteggiamento populista da Lenin in poi pensare che gli interessi di tutte le persone vengano perfettamente interpretati da chi governa). Un concetto simile al nazionalbolscevismo, movimento nato in Germania e poi soppiantato dal nazismo, e ripreso in Russia nel 1990 dallo scrittore Eduard Limonov e dal filosofo Alexandr Drugin, oggi considerato l'ideologo di Putin, presidente russo stimato (almeno fino a qualche tempo fa) da Salvini. In Italia il rossobrunismo è stato in parte incarnato dal Movimento 5 Stelle e in parte dall'ex comunista Marco Rizzo, che ultimamente è salito sul palco con Vannacci dichiarando poi di essere "d'accordo con tutto".
Vannacci ha spesso detto che le differenze sono un valore e che non vanno quindi eliminate. Secondo Pasolini a renderci tutti uguali era il consumismo voluto dalla nuova destra economica, mentre secondo Vannacci, che non usa il termine comunisti come invece fanno alcuni suoi colleghi e sicuramente molti elettori, è il pensiero unico che sarebbe secondo lui il pensiero della moderna sinistra, detta anche globalista o mondialista, anche se il parlamento europeo è attualmente composto per la maggioranza da popolari, quindi liberali conservatori, non certo comunisti.
Quando i sovranisti e Vannacci stesso parlano oggi di identità, hanno nel mirino soprattutto l'immigrazione e soprattutto quella che viene dai Paesi islamici. Non si fa accenno ai dialetti, né all'abuso di anglismi e forestierismi a scapito della lingua italiana, che ne risulta impoverita e appiattita: il più famoso gruppo rock attuale italiano canta in inglese, le leggi prendono nomi inglesi, i giovani d'oggi usano termini derivati dall'inglese come cringiare, bro, crush, etc. Gli italiani stessi hanno lanciato la moda linguistica del 'piuttosto che', il quale, usato come congiunzione, rimane un errore.
D'altra parte, tornando al problema della lingua, una cosa non esclude l'altra: se l'Europa deve essere unita, nel senso di Stati Uniti d'Europa, avrà pur bisogno di una lingua comune, ed è ormai assodato che sia l'inglese, a meno che non si voglia tornare al latino. Al contempo, non è detto che non possano esistere anche comunità locali che però nel rivendicare la difesa della loro lingua e cultura, rivendicano un'indipendenza politica: abbiamo così gli indipendentismi in Spagna (Paesi Baschi e Catalogna), Regno Unito (Scozia), Italia (Alto Adige, Sardegna, Veneto), Francia (Corsica). Questi ragionamenti appartengono sempre meno alla Lega e si sentono sempre meno nel dibattito pubblico.
Vannacci ha pubblicato il suo libro su Amazon, colosso di Bezos, odiatissimo dai rossobruni, reo di avere rovinato il commercio locale e simbolo dell'altrettanto odiatissima omologazione. Il generale del resto si concentra di più su temi come immigrazione, diritti dei gay (in negativo), sicurezza, contrasto all'ambientalismo ideologico e soprattutto al Green Deal e al Rewild Europe che obbligherebbe gli agricoltori a lasciare dei terreni incolti per la riforestazione dell'Europa. L'attenzione per l'agricoltura è oggi un tema che interessa anche molti giovani dei centri sociali e dei vari movimenti ambientalisti che, contro la cementificazione, auspicano il ritorno alla terra e scelgono di vivere in campagna e lavorare i campi, ma l'approccio, a differenza della destra, è più popolare e sociale, incentrato sulla condivisione dei beni comuni e non sugli interessi degli imprenditori.
Vannacci, a conti fatti, strizza l'occhio ai neofascisti e attacca i gay, in questo il suo populismo si colora di nero, un epigono del pensiero di Pasolini potrebbe forse essere il primo M5S, populista sì, molto critico con le lobby e i cosiddetti poteri forti e anche Amazon, ma antiproibizionista, antifascista e non omofobo. Una frase come "cari gay, non siete normali", che secondo Vannacci è stata male interpretata in quanto lui voleva solo dire che non sono la maggioranza, da cui segue la sua tesi secondo cui oggi le minoranze vogliono imporre norme e comportamenti alla maggioranza, sicuramente non sarebbe piaciuta a Pasolini, ma nemmeno a Ungaretti, considerato intellettuale di destra quando la destra si ricorda della cultura e decide di combattere la presunta egemonia della sinistra in questo campo, che nei Comizi d'amore nel lontano '68 diceva che "tutti gli uomini sono a lor modo anormali e in un certo senso in contrasto con la natura".
Se per quanto riguarda la difesa della cultura popolare le idee di Pasolini e Vannacci potrebbero anche essere simili, difficilmente la difesa del paesaggio di Pasolini si sposa con le grandi opere (TAV, Ponte sullo Stretto, etc.) che portano cementificazione, volute dal partito di Vannacci (ma per quanto riguarda la TAV in realtà anche dal PD, che non è stato certo estraneo, negli scorsi anni, soprattutto ai tempi di Renzi, a quella destra economica che voleva lo sviluppo, di cui parlava Pasolini).
Si potrebbe concludere con una frase già sentita che, come tutti i luoghi comuni, non è né del tutto vera, né del tutto falsa, cioè che l'estrema sinistra e l'estrema destra finiscono per incontrarsi, pur senza coincidere, in quanto entrambe criticano i liberali, i moderati, i borghesi, il capitalismo, entrambe sostengono di stare vicino alle classi subalterne, ai più deboli. Con la differenza che l'estrema sinistra include la comunità LGBTQ e gli immigrati nella categoria dei più deboli, mentre l'estrema destra li esclude. La differenza tra un afroamericano soldato USA in Italia e un africano arrivato col barcone non è, aggiungo io, il colore della pelle, ma il peso del portafoglio. Così come gli omosessuali che ricorrono all'utero in affitto, lo fanno perché possono permetterselo economicamente. Azzarderei quindi la tesi per cui la nuova destra di Vannacci, Salvini e Meloni, che non è estrema e non combatte certo il capitalismo, fa finta in realtà di combattere certi poteri economici per poter attaccare chi gli sta antipatico. L'immigrato, il gay, chi si fa le canne, vengono colpiti da leggi che vengono giustificate tirando in ballo in qualche modo i poteri forti, il globalismo, gli euroburocrati, etc.
Non mi risulta che Vannacci e Salvini abbiano criticato il consumismo, soprattutto nel periodo di Natale (forse qualcuno si ricorda il saggio di Levi-Strauss ispirato dal prete francese che impiccò Babbo Natale proprio per denunciare la devianza dai valori cristiani). Festività a cui Pasolini dedicò questa poesia:
Sono gli ultimi giorni dell’anno. Il benessere
accende, verso sera, in tutti gli uomini
una specie di follia: la smania inespressa
di essere più felici di quanto siano …
È sempre una speranza che dà pietà: anche
il piccolo borghese più cieco ha ragione
di averla, di tremarne: c’è un istante
in cui anch’egli infine vive di passione.
E tutta la capitale di questo povero paese
è un solo ansito di macchine, una corsa
angosciata verso le antiche spese
di Natale, come a una necessità risorta.
Potente luce di Luglio, ritorna, oscura
questo debole crepuscolo di pace,
che non è pace, questo conforto ch’è paura:
ridà parole al dolore che tace.
Manda i cadaveri ancora insanguinati
dei ragazzi che hai illuminato potente:
che vengano qui, tra questi riconsolati
benpensanti, tra questa dimentica gente.
Vengano, con dietro il tuo chiarore di piazze
fatte campi di battaglia o cimiteri,
tra queste ciniche chiese dove la razza
dei servi torna alla sua viltà di ieri.
Vengano tra noi, a cui non è rimasta
che la speranza di una lotta che dispera:
non c’è più luce di Natale, o di Pasqua.
Tu, sei la luce, ormai, dell’Italia vera.
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